Il mondo ha ancora bisogno di poeti
𝑳𝒆𝒇𝒕 — ⌧ — (Archivio)
Cultura | L’intervista
«Scrivere versi ha un senso anche nell’era dei big data», dice Zhai Yongming, figura di spicco della poesia femminile cinese ed entusiasta sperimentatrice di commistioni tra linguaggi diversi: dalla scrittura alla fotografia fino alla musica e la danza
«La letteratura underground non solo continuerà ad esistere, ma si diffonderà ancor più che in passato»
«La Cina è un Paese di poeti. In passato, saper scrivere versi significava poter intraprendere la carriera di funzionario»
• Alcune immagini prese dalle performance del TAO Dance Theater
• In basso la poetessa Zhai Yongming
di Martina Benigni
Left n. 7 — 18/2/2022 (venerdì 18 febbraio 2022), pp. 54-57.
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Zhai Yongming è fra le poetesse cinesi più importanti del panorama odierno. Nel 1984, attraverso le istanze avanguardiste e femministe della raccolta ‹Donna›, lancia una sfida senza precedenti al tradizionale discorso maschile, divenendo madre della “poesia femminile” cinese, dando vita a quello spazio “tutto per sé” in cui finalmente essere ed esprimersi liberamente. Negli anni Novanta, con uno stile narrativo-teatrale, osserva sia la realtà quotidiana che la storia del passato, soprattutto dal punto di vista dell’immagine della donna. Dagli anni Duemila, scrive poesie sulla società contemporanea, dedicandosi anche all’arte con installazioni e progetti innovativi, in cui fonde poesia e altri linguaggi. Nel 1998 apre il caffè La notte bianca, importante centro artistico-culturale a Chengdu, la città dove è nata nel 1955.
•[A·a2]• ~?!
Zhai Yongming ha accettato con grande disponibilità ed entusiasmo a [=di?] rispondere ad alcune mie domande.
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• Qual è oggi in Cina la situazione generale della “poesia femminile”? E quali sono secondo lei i cambiamenti maggiori rispetto al passato?
Ho letto il testo di un’importante critica letteraria che apprezzo, in cui diceva che il lato positivo dell’occuparsi di Women’s studies è quello di avere continuamente la possibilità di scoprirsi e di riflettere sulla propria identità; il lato negativo è che in molti pensano che tu sia in grado di occuparti soltanto di questo tipo di studi. Alla fine, però, ha anche rilevato che non c’è una regola fissa e che non è detto che le scrittrici debbano occuparsi necessariamente del proprio essere donne né degli studi di genere. Le sue parole un po’ rattristano perché fin dalla nascita della “poesia femminile” a metà degli anni Ottanta, c’è sempre stato questo tipo di divisione. Riguardo alla questione genere, negli ultimi quarant’anni, non sono stati fatti molti passi in avanti, anzi, sono addirittura stati fatti degli impercettibili ma significativi passi indietro. Molte scrittrici, proprio per evitare questa etichetta maschile del “possono solo occuparsi di studi femminili” (‹zhi neng zuo nüxing yanjiu› 只能作女性研究), preferiscono nascondere, svilire, la propria identità di donne. È per questa ragione che molte autrici, oggi, rifiutano l’etichetta di “scrittura femminile” (‹nüxing xiezuo› 女性写作). Questa formulazione, dunque, subisce due tipi di discriminazione: da una parte c’è quella di un trito pensiero maschile, dall’altra quella perpetrata dalle donne stesse che mettono da parte la propria identità di genere e scendono a compromessi. Nonostante in generale, in Cina, la questione di genere sia sicuramente migliorata negli anni, la realtà è che a ogni dieci passi in avanti, ne corrispondono cinque indietro, rendendo questo cammino particolarmente impervio. Tuttavia, ciò che mi consola è che il gruppo di poetesse che si identifica con la “poesia femminile” continua a fare progressi, tenendo conto dei nostri punti di forza, abbracciando la propria identità di donna e facendone la pietra fondante per creare standard letterari innovativi. Una visione e un punto di vista puramente femminili sono caratterizzati e nutriti da sensibilità e sottigliezza di pensiero e di osservazione; tutti questi elementi, di cui ogni donna ha esperienza, sono in un certo qual modo associabili al pensiero filosofico orientale, ma non è detto che facciano parte di una determinata cornice del passato, mentre invece sono utili in un particolare tipo di scrittura femminile.
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• Si può ancora parlare al giorno d’oggi di “letteratura underground”?
La “letteratura underground” (‹dixia wenxue› 地下文学) è un fenomeno che non ha mai smesso di esistere: mentre negli anni Ottanta era legato a motivazioni ideologiche, a partire dagli anni Novanta dipende invece da questioni di mercato. È molto difficile al giorno d’oggi che una casa editrice decida di pubblicare raccolte di poesie, soprattutto se si tratta di autori emergenti ai quali spesso non rimane altra scelta che quella dell’auto-pubblicazione. Negli ultimi anni, per le ragioni che dicevamo, la poesia si trova ad avere sempre meno lettori e sempre meno case editrici disposte a pubblicarla. Perciò, credo che la letteratura non ufficiale continuerà ad esistere, e si diffonderà ancor più che in passato.
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• Nell’era dei “big data” (‹dashuju shidai› 大数据时代) la poesia può ancora esistere? Il mondo ha ancora bisogno dei poeti? Questo tipo di società è ancora in grado di apprezzare l’arte?
Non si tratta di un qualcosa che riguarda solo la Cina, ma il mondo intero: l’esplosione di internet insieme allo sviluppo del cinema e della televisione hanno portato alla diffusione di una società che “legge le immagini” (‹dutu› 读图) in cui le persone vogliono soltanto guardare delle cose che siano intuitive, per le quali non bisogna usare troppo il cervello (‹butai dongnaozi de› 不太动脑子的), trasparenti e da dimenticare velocemente una volta viste, “guarda e getta” (‹kan le jiu wang› 看了就忘). In una simile situazione, si pensa che le arti visive riceveranno sempre maggiore interesse e attenzione, raggiungendo un elevato grado di apprezzamento, mentre, al contrario, saranno sempre meno apprezzate quelle forme letterarie complesse, ricche di giochi di parole, pensieri profondi e metafore, dato che le persone sono sempre meno pazienti. Per non parlare di quei discorsi lunghi e profondi (‹changpian dalun› 长篇大论) che ormai nessuno ha più voglia di leggere o di sentire. Tuttavia, ha preso piede una certa interpretazione della questione, che secondo me è estremamente interessante: secondo alcuni l’era dei big data è forse proprio quella in cui la poesia può godere di maggior accettazione poiché i social ci obbligano a esprimerci entro un limite di non più di qualche centinaio di caratteri con i quali dobbiamo riuscire a essere il più chiari possibile, raffinando la lingua a un livello pari soltanto a quello poetico. La lingua della poesia classica cinese è la più raffinata in assoluto. Perciò, non possiamo escludere la possibilità di un futuro ritorno in auge della poesia, che potrebbe, forse, avvenire per mezzo di modalità espressive totalmente diverse da quelle a cui siamo abituati. Nonostante ciò, la Cina resta comunque un Paese di poeti. In passato, saper scrivere poesie significava poter intraprendere la carriera di funzionario. È una tradizione profondamente radicata nel cuore dei cinesi, ragion per cui ci sarà sempre uno sparuto gruppo di amanti della poesia. Va detto, però, che in Cina questo “sparuto gruppo” è ancora molto influente, tanto da permettere alla poesia contemporanea di continuare a esistere. Ne è un esempio la nostra esperienza alla La notte bianca: una volta, abbiamo proposto a un folto pubblico la recitazione di poesie e il risultato è stato più che positivo, ci siamo infatti resi conto che ad apprezzare la poesia siamo ancora in tanti. Dunque, penso che anche in questo caso si tratti di una questione di punti di vista: portare la poesia nello spazio pubblico è di fondamentale importanza per allargarne i confini, permettendone diffusione e apprezzamento oltre il limite dei “piccoli circoli”. Se trattata con la giusta importanza, è in grado di entrare nel cuore delle persone, mentre se trascurata, è destinata a rimanervi al di fuori (‹xin zhi wai› 心之外).
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• Cosa ha scritto o creato, se lo ha fatto, durante il lockdown? Ho visto alcune foto della sua recente mostra ‹Il teatro del tempo› che ho trovato estremamente interessante e profonda. L’unione tra fotografia e poesia ha dato vita a un nuovo, significativo e luminoso linguaggio. Continuerà su questa strada di ricerca artistica?
Durante il lockdown, ho realizzato diverse opere sia poetiche che fotografiche, ma anche di fusione fra queste due forme. Al Pearl Museum di Shanghai ho organizzato una mostra d’arte che comprendeva la commistione di diversi linguaggi: fotografia, poesia e musica unite in un connubio unico e irripetibile. Fra librerie e sale espositive sono riuscita a rompere i tradizionali confini tra diversi “ambiti” artistici, permettendo a un genere di nicchia come quello della poesia di entrare in contatto con un più vasto pubblico. Ho anche collaborato con una famosa compagnia di danza contemporanea cinese, la Tao Dance Theater (‹Tao Shenti Juchang› 陶身体剧场) in una performance congiunta di danza e recitazione poetica che, anche per la bellezza dell’ambiente (Aranya Gold Coast 𝑛𝑑𝑟), ha permesso di trascendere i limiti spazio-temporali, arrivando a dare la sensazione di fondersi intimamente con la natura del cielo e della terra, dando vita a un tipo di dialogo totalmente nuovo.
𝑳𝒆𝒇𝒕 — ⌧
• Si è mai interessata di letteratura italiana? Ha avuto modo di leggere e apprezzare le opere di qualche poetessa o scrittrice italiana?
In realtà, non me ne intendo molto di letteratura italiana anche a causa di una certa carenza di traduzioni. La letteratura italiana moderna e contemporanea disponibile in lingua cinese è davvero poca. Negli anni Ottanta ho letto le opere di Italo Calvino, Alberto Moravia e del poeta Gabriele D’Annunzio. Per quanto riguarda scrittrici e poetesse italiane, temo di non aver mai letto praticamente nulla, anche se in Cina, al giorno d’oggi, sono disponibili tantissime opere straniere in traduzione. Ad esempio, ci sono moltissimi testi tradotti dall’inglese, dal tedesco, dal francese, dal russo, dallo spagnolo e persino dal polacco, ma ripeto, purtroppo, quelli dall’italiano sono davvero pochi e per noi è dunque difficile avvicinarci per conoscere meglio la vostra letteratura.
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• Ne ‹La coscienza della notte› ha scritto che «ogni donna affronta il proprio abisso». Alba De Céspedes, una scrittrice italiana, ha scritto di un pozzo nel quale le donne sono solite cadere, ma solo entrandovi sono in grado di conoscersi meglio e di vedere con chiarezza la natura umana. Cosa ne pensa?
•[A·d6r]• ~!?
Proprio così, ogni donna affronta il proprio profondo, e con il mutare del tempo e dello spazio, anch’esso muta. Aggiungerei che l’identità delle scrittrici e la loro attuale situazione sono legate al loro proprio “pozzo-abisso” (‹shenjing he shenyuan› 深井和深渊). In Cina, però, molte scrittrici e artiste tentano di ignorare questa loro identità, sostituendola con quella che viene definita come “scrittura asessuata” (‹chao xingbie xiezuo› 超性别写作), che va oltre l’identità di genere. Ma è soltanto lasciando che i nostri occhi si abituino al buio dell’abisso (‹shenyuan de hei’an› 深渊的黑暗) che possiamo scorgervi nel mezzo l’unica luce in grado di farci riemergere e guardare lontano (‹yinling women xiangshan de weiyi de guangming› 引领我们向上的唯一的光眀).
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• Se una casa editrice italiana volesse pubblicare le sue poesie quali suggerirebbe? Di quale periodo e riguardo cosa?
Ogni periodo è diverso sia per quanto riguarda ciò che ha a che fare con quel determinato momento storico, sia per quanto riguarda i mutamenti interni di chi scrive, quindi sceglierei le opere più rappresentative di ognuno di essi.
L’autrice
La sinologa Martina Benigni cura la rubrica letteraria “Di fiori di pesco e pagine scritte” sul blog Libroarbitrio e ha pubblicato la sua prima raccolta poetica ‹Coraggiosamente fare le cose per niente› (Ensemble)
Soliloquio
Io, una chimera, traboccante del fascino dell’abisso
casualmente nata da te. La terra e il cielo
si fondono in un tutt’uno, tu mi hai chiamato donna
e hai rafforzato il mio corpo
Sono soffice come le piume bianche che si formano nell’acqua
mi tieni con entrambe le mani, ed io contengo il mondo intero
indossando questi abiti mortali, sotto i raggi del sole
sono così abbacinante, da lasciarti incredulo
Io sono la donna più dolce e comprensiva dl tutte
vedo attraverso ogni cosa ma sono disposta a dividere tutto
spero in un inverno, in un’immensa notte nera
con il cuore come confine, vorrei stringerti le mani
ma davanti a te ogni mio gesto è una rovinosa sconfitta
Quando te ne vai, il mio dolore
mi fa sputare via il cuore
ucciderti d’amore, di chi è questo tabù?
Il sole sorge per il mondo intero! Ma io solo per te
con i più odiosi teneri affetti assorbo tutto il tuo corpo
dalla testa ai piedi, ho i miei metodi
Un grido d’aiuto, anche l’anima può tendere una mano?
Il mare è il mio sangue e può
innalzarmi sino ai piedi del tramonto, chi si ricorda di me?
Ma quel che ricordo, è molto più che una vita.
Zhai Yongming
‹(traduzione di Martina Benigni)›
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — da completare.
•[A·a2]• Nel testo originario: «[…] ha accettato con grande disponibilità ed entusiasmo a [sic!] rispondere […]», più probabilmente per una svista di editing che per un refuso, c’è la preposizione sbagliata dopo il verbo: “ha accettato… di”; correzione suggerita tra parentesi quadre.
•[A·d6r]• Nel testo originario: «Proprio così, ogni donna affronta il proprio profondo […]», unico caso in tutto l’articolo, la risposta segue la domanda senza accapo (con la sola distinzione del passaggio da grassetto a carattere normale); probabile svista in fase di impaginazione, dato che lo spazio nella pagina non manca; corretto.
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