Tranne una, Aisha, tutte le spose di Maometto erano vedove. Lo era anche la sua prima moglie, Kadija, una ricca mercante, di quindici anni più vecchia. È lei a chiederlo in sposo, qualche tempo dopo averlo assunto e avendo sperimentato con quale oculatezza e saggezza sapeva gestire il suo cospicuo patrimonio. Quello di Kadija non è il gesto di una stravagante: all’epoca le donne avevano una certa autonomia nella gestione della sessualità. La penisola araba del VI secolo, in cui nasce e vive metà dei suoi anni Maometto, era ancora caratterizzata, unica nell’intero Medio Oriente, da una cultura di tipo matrilineare e nomade. Esistevano diverse forme legittime di unione tra uomo e donna, anche legali contratti “temporanei”. Le donne, una volta sposate, continuavano a far parte del clan originario, in cui venivano accolti anche i figli; i mariti si recavano in visita alle mogli quando lo desideravano. La poligamia era ammessa, per entrambi i sessi. Le donne potevano divorziare e per farlo bastava un gesto semplice: ruotare la tenda in cui vivevano in modo che al suo arrivo lo sposo non trovasse più di fronte a sé l’ingresso, bensì il retro della tenda. Un ripudio, insomma. [⇒]
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K E Y W O R D S
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