[⇐] Questa ricostruzione, oltre a essere palesemente errata dal punto di vista storico (basti ricordare che l’ostilità nei confronti delle immagini si afferma in uno dei periodi di maggior fioritura culturale dell’islam, e che se a tale ostilità si è talvolta derogato nella pratica, nessun musulmano, per quanto “progressista” ha mai esplicitamente teorizzato la liceità delle immagini in campo religioso), è del tutto priva di fondamento anche per ciò che concerne la storia dell’arte: lungi dal costituire «un blocco su tutta la creazione artistica», il particolare rapporto dell’islam con l’iconografia ha invece rappresentato uno stimolo straordinario alla nascita di forme artistiche originali quali la calligrafia o l’arabesco, nel quadro di una contrapposizione fra spazio pubblico, rigorosamente non figurativo, e spazio privato, dove le immagini possono invece dispiegarsi liberamente. Nel tentativo di autoaccreditarsi come autorevole esponente dell’islam “moderato”, in strenua lotta contro ogni fondamentalismo, Allam tende purtroppo a ingabbiare la millenaria vicenda islamica in schemi rozzi e prevedibili che poco hanno a che fare con l’autentica ricerca storica, e si avvicinano pericolosamente alla propaganda. Se si vuole lavorare per la pace e la comprensione reciproca è invece necessario andare oltre le facili banalizzazioni e riscoprire le sfumature e le complessità: si tratta di un compito arduo, ma, come soleva dire il profeta Muhammad, è nostro dovere seguire la via della scienza, dovessimo per questo andare fino in Cina.
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K E Y W O R D S
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